FFone a Crotone
Ecco FFone preparata per l’inverno.
Quest’anno siamo nel porto di Crotone allo YKC (Yackting Kroton Club) che gentilmente mi ha accolto come socio e mi ha permesso di tenere la barca ormeggiata qui.
Qui ho trovato cordialità, gentilezza, disponibilità. Quando sono arrivato non stavo bene fisicamente e ho avuto supporto da tutti i soci che ho incontrato.
Gentilissini e disponibili anche Giuseppe e Pasquale che qui si occupano delle barche in transito e non solo!
Via Crucis Italia
Pubblicato da Pacaypallà alle 22:58
I prezzi allo Yachting Kroton Club sono la metà di quelli di Leuca ma quando ti fermi più giorni per le condizioni avverse, ti vengono incontro senza neanche ci sia bisogno di chiederlo. Un’associazione che si è assunta il rischio imprenditoriale in un Paese dove, per la mancanza di una carta bollata, il fallimento è sempre dietro l’angolo. Lo Yachting Kroton Club ha lottato con la burocrazia italiana, le regolamentazioni assurde in materia portuale, gli ostacoli ambientali. E ha vinto. E una volta vinto, non ha pensato di rivalersi e recuperare gli investimenti esagerati sulla clientela, pur essendo l’unico ridosso sicuro in oltre 300 miglia di costa esposta. Prima delle regole del mercato, viene la legge del mare per lo Yachting Kroton Club. A Crotone sei a casa, l’ospitalità è nel DNA della città e della sua gente. Crotone per noi è la prima pizza italiana, i carciofini selvatici e la provola fresca. Ma soprattutto è graffette alla crema bianca, bomboloni fritti ripieni di crema chantilly al limone. 4 colazioni con graffette alla crema bianca e la mia ferita dello strappo dalla Grecia inizia lentamente a cauterizzarsi.Penelope ha devastato lo Ionio settentrionale con 4 giorni di temporali e mareggiate. Meno male che Ulisse è arrivato a Itaca da tempo, se no questa sfuriata alla moglie non gliela perdonava e le lasciava il Palazzo con i Proci continuando la sua avventura.
La tappa è lunga, 180 miglia da Crotone fino a Vibo Marina, visto che con questa mareggiata il porto di Roccella è diventato impraticabile e nella fogna di Reggio Calabria non vogliamo fermarci. Evitiamo anche la Sicilia perché spendere 110 euro per un posto sull’altalena di Messina affetta dalla continua risacca dei traghetti non è assolutamente una nostra priorità. (Peccato per gli arancini, ma troveremo altre forme di consolazione gastronomica).Il mare è in scaduta, ma lascia percepire addosso la forza dei giorni passati. Il cielo variabile promette emozioni nel golfo di Squillace e insieme punti di vista spettacolari. Essere per mare nell’instabilità ha un sapore di inquietudine e allerta ma ti permette di vivere immagini irripetibili.Navighiamo a vista col canadese per un breve tratto e con il Baltic 39 che, invece, mantiene il nostro passo fino alla fine. Alterniamo vele e motore, entriamo e usciamo da groppi temporaleschi ammainando velocemente tutto. In ognuno di questi groppi neri, di quelli che per estensione non possiamo evitare, lo sguardo va da te stesso alle altre barche. Ne esci indenne, ti rilassi e guardi incuriosito come reagisce l’altra barca. Sempre felice di vedere che se la sta passando peggio di te. Non è cattiveria, è solo semplice, rassicurante constatazione della superiorità della tua barca. Niente vale di più, in quei momenti.Ma forse le stesse considerazioni le fanno sul Baltic, visto da fuori l’evento sembra peggiore, quando capita a te, mentre lo attraversi, inizi uno spontaneo processo di rimozione. Questione di sopravvivenza.Gli occhi sono ben aperti a guardare l’orizzonte dalla parte da cui viene il vento, l’unico vero timore è di scorgere quella forma tanto naturale quanto innaturale della tromba d’aria, il grande spauracchio di chi va per mare.Superato il Golfo di Squillace, la navigazione si fa più tranquilla, la perturbazione si sposta a est, ci lascia per investire il canale di Otranto. Sarà una lunga, nera notte senza luna ma la strada è ormai in discesa, il cielo al tramonto ha toni rassicuranti.Stimare le rotte di collisione con navi e traghetti nello Stretto aiuta a passare il tempo. A Vibo Marina, iniziamo la nostra navigazione con soste nel mare più costoso del nostro viaggiare. Quel Tirreno via via più arrogante che si approfitta della stagione difficile per applicare prezzi al transito che ti fanno passare la voglia di transitare. Al terzo passaggio, siamo diventati più preparati e stiamo imparando ad affrancarci da questa tirannia insopportabile del nostro Paese. Il Marina Stella del Sud a Vibo, non è economico (55 euro a Ottobre) ma almeno hai l’accoglienza e l’assistenza che finora ho incontrato solo nei marina turchi. Gli ormeggiatori vengono ad accoglierti in gommone, salgono a bordo per aiutarti, ti collegano alle utenze, sono gentili e amichevoli. Il marina, piuttosto vuoto in questa stagione, non sembra avere guardiana notturna e dalle 7 di sera alle 9 di mattina l’ufficio è chiuso. Mi segno mentalmente che sarà possibile il prossimo anno arrivare tardi e partire presto senza pagare dazio. Pare brutto, lo so. Ma vi assicuro che è ancora più brutto quando sei in condizioni difficili in mare e vuoi fermarti solo qualche ora a riposare senza chiedere null’altro che un pezzo di mare calmo e qualche ora di sonno, dover pagare per averlo.
Graffetta alla crema a Crotone |
Punta Stilo |
Nei pressi di Roccella Ionica |